Visto che non ci sono ancora andato, ho provato ad andarci con la mia fantasia, creatività e ricerca della cultura africana, ed in particolare la pittura. Dal Senegal alla Nigeria al Sudafrica, il mio viaggio è stato molto interessante, ho potuto relazionare e mescolare culture pittoriche diverse ma allo stesso tempo simili perché appartenenti allo stesso continente, quel continente nero a cui tanto sono caro chiamato Africa.
L’Africa come impressione, come idea, vive nel profondo dell’immaginazione umana. Spesso la sua forma è oltre il potere della parola e il suo profilo giace sotto gli strati del recupero cosciente. Vive in tutti noi ad un livello primordiale, inesplicabile ma innegabile.
Nonostante l’inondazione di documentari sulla natura e nonostante gli sterminati scaffali di libri di viaggi, l’Africa rimane per molti un’ombra effimera, una pratica nebulosa ma personale. Veri o artificiosi, o probabilmente veri e artificiosi, i miti africani hanno vagato per il globo, capiti a metà, creduti a metà, a metà incredibili, sempre un po’ misteriosi e incomprensibili. Il luogo d’origine dell’Homo Sapiens non avrebbe potuto probabilmente essere spogliato per cupidigia dei suoi figli più forti senza che qualcuno lo chiamasse (e lo considerasse) non il “Primo” o anche il “Secondo” ma il “Terzo Mondo”. Così, sembrerebbe che, nonostante gli studi e le tesi sull’argomento, quella terra, quelle genti e i loro costumi sfuggono ad ogni conoscenza. Tutti i libri e i discorsi, i saggi e le monografie e i racconti popolari ci informano che gli esseri umani sono più simili di quanto siano dissimili.
"Viaggiare! Perdere paesi! Essere altro costantemente perché l'anima non abbia radici!... Andare avanti, inseguire l'assenza di avere un fine e dell'ansia di raggiungerlo".Frase presa da Fernando Pessoa poeta portoghese, 1888-1935. Così il mio viaggio continua, anche se sono rimasto a casa mia, ho creato un asse Napoli – Africa con la mia pittura ed ho voluto trascorrere “UN GIORNO IN AFRICA”.
Sono andato a ricercare varie espressioni di arte africana, da diversi paesi ed ho provato a mescolarle, ottenendo un ibrido particolare ed interessante dai colori caldi e gioiosi.
Ispirandomi a Paul Gauguin, che con i suoi viaggi nelle isole della Polinesia mi ha trasmesso il mito del buon selvaggio. L’uomo nasce buono ed è soltanto la civiltà, che con il suo insieme di convenienze e di leggi (tra i quali anche la proprietà privata), lo rende schiavo di bisogni e di obblighi artificiali, e perciò egoista, malvagio, inquieto ed infelice. Con il termine “selvaggio” s’intendono gli uomini appartenenti a civiltà, così diverse dalle nostre da meritare l’appellativo di “uomini delle selve”, esseri privi di qualsiasi civiltà. A partire dalla spedizione di Colombo la tematica dei “selvaggi” è stata ricorrente nella filosofia europea. Il mito del buon selvaggio è fondato principalmente sul concetto di “stato di natura”.Nello “stato di natura” non esistono diseguaglianze tra gli uomini: la disuguaglianza e l’oppressione sono il risultato di un’organizzazione della società che è contraria alla natura e alla ragione umana.Lo “stato di natura” non è concepito come la base sociale su cui sorge lo stato bensì come una condizione primitiva, non legata alla società. Nelle tele di Guguin L'aria qui è calda e profumata. Dal folto della vegetazione giungono, indistinti, richiami animali, mentre il sole tramonta su questa perla selvaggia, rendendo iridescente l'aria immota. Uomini confusi nei colori della natura imperante, ti guardano, gli occhi sereni... Benvenuti, questa è "TE NAVE NAVE FENUA", la "terra incantevole"... Quella terra che tanto affascinò Gauguin, dove egli trovò, finalmente, quello che cercava: la purezza incontaminata, la libertà primigenia, probabilmente se stesso. Provo anche io a fare come lui, magari un giorno ad andarci per davvero in Africa ed ammirare quelle bellezze che fino ad ora ho visto da lontano, le ho immaginate ed ho provato a dipingerle.
“Una sola cosa allora volevo: tornare in Africa. Non l'avevo ancora lasciata,
ma ogni volta che mi svegliavo, di notte, tendevo l'orecchio, pervaso di nostalgia".